Fabio Viale: la scultura fra classicità e modernità
Fabio Viale: la scultura fra classicità e modernità

Mostra a Pietrasanta in Piazza del Duomo e Chiostro di Sant'Agostino fino al 4 ottobre 2020

La sculture in marmo dell’artista piemontese Fabio Viale sono le protagoniste della mostra che suggella la stagione espositiva pietrasantina dell’estate 2020. 

Le sue creazioni plastiche seguono due filoni di ricerca consistenti, da un lato, nella riproduzione di sculture della statuaria greca o neoclassica e, dall’altro lato, nel ritrarre, a dimensione naturale o ingigantita, oggetti della nostra contemporaneità (putrelle, copertoni di autocarro, scatole in legno, camere d’aria, aerei o altri involucri di carta, ecc…), sublimate in un materiale inconsueto, il marmo, incoerente con l’effettiva sostanza dei manufatti ritratti, ed avulsi da ogni utilità pratica.

L’autore esalta la bellezza della scultura dell’antichità, che riattualizza mediante l’apposizione di tatuaggi, senza dimenticare vicende di drammatica attualità, quali, ad esempio, la lesione dei diritti delle donne (nello specifico quelle di Ghardaia, in Algeria), rievocata da gruppi scultorei che occultano la loro presenza con vesti che, avvolgendole, lasciano libera un’unica apertura destinata agli occhi.

In Piazza del Duomo possiamo ammirare cinque lavori tratti dalla più nota statuaria ellenistica come il Torso Belvederee il Laocoontedei Musei Vaticani, la Venere di Milodel Louvre, il Torso Gaddidegli Uffizi, la testa del David di Michelangelo (Souvenir David) della Galleria dell’Accademia, rifinite con effetti di rara suggestione cromatica che si rifanno ai blu ed alla simbologia dei tatuaggi della mafia russa, del tatuaggio sudamericano o al mondo dei Trapper, a motivi dello stilista Marcelo Burlon (Torso Gaddi) o alla variopinta vivacità dei rossi, dei gialli e dei blu delle stampe giapponesi animali (Torso Belvedere e Laocoonte) e floreali (Venere di Milo), che ben si accordano con la candida facciata in marmo della Collegiata di San Martino e la spazialità della piazza.

All’interno della Chiesa di Sant’Agostino si trovano invece collocate una specie di grande gabbia in marmo bianco (Star Gate): due monumentali cassette per la frutta accostate fra loro, che, fungendo da portale stellare, permettono di accedere ad altri mondi, in questo caso rappresentati da tre inquietanti sculture (Le Tre Grazie): bianchi abiti panneggiati che racchiudono, celandoli completamente alla vista, le fattezze dei corpi e dei volti delle donne di Ghardaia (città visitata dall’autore in uno dei suoi viaggi), annullate nella loro fisicità ed identità, simbolo delle libertà negate e della compressione dei diritti dell’essere umano. 

L’artista è scultore e pittore di elevata qualità, che fonde nella sua opera le due discipline espressive rammentandoci che la statuaria del passato era tutt’altro che bianca, anzi, colorata, recuperandone l’originaria cromia. Egli riveste le sue sculture di una nuova pelle tatuata, che conferisce loro una vita inattesa riportando i segni ed i simboli di quella tecnica di decorazione corporea che nell’ultimo decennio ha riscosso crescente successo ed ampia diffusione in tutto il mondo. 

Viale non dimentica, infine, di costruire con il marmo, materiale pesante per eccellenza, in genere associato ad una greve solidità, oggetti, nella realtà, leggeri, come scatole in compensato sovrapposte (La Supreme) o una miriade di aerei in carta, che si riflettono davanti ad una grande parete specchiante, o ancora due enormi sacchi cartacei, collocati sulla gradinata di Sant’Agostino, nei quali realizza una sorta di apertura a mo’ di occhi che sembra anticipare la tematica delle Tre Grazie collocate nella ex Chiesa del Convento agostiniano. 

L’analitica descrizione dei corpi e dei panneggi delle sculture del passato, fra le quali una Venere Italicatatuata nel Chiostro di Sant’Agostino, la riproduzione della mano di Costantino (Door Release) sul pontile di Marina di Pietrasanta, la monumentale esaltazione delle cose di uso quotidiano nella loro essenza, cioè nel loro semplice manifestarsi, inducono nello spettatore un disorientamento visivo e temporale che lo invita alla contemplazione della bellezza delle perdute vestigia dei tempi andati e delle ben definite costruzioni plastiche degli oggetti della nostra contemporaneità, e ad una riflessione sulle nuove vie della scultura moderna, rivestita di significati inediti e perturbanti attraverso differenti soluzioni stilistiche ed iconografiche accomunate dalla preziosa lavorazione e dalla rielaborazione del fatto estetico. 

Luigi Meucci Carlevaro

 

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